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Il produttore cinematografico Pietro Valsecchi, fondatore insieme alla moglie Camilla Nesbitt della società Taodue, ha così sintetizzato i motivi che l’avrebbero convinto a traslare le vicende dell’Avvocato sullo schermo:
“Perché intorno a me, nel mio ambiente, nella finanza, nell’industria come nell’arte vedo molta mediocrità e di questo sono preoccupato. C’è una classe dirigente solo sulla carta. Al di là di poche eccezioni, che per fortuna ci sono, vedo tanti cortigiani che si riuniscono per difendere i propri privilegi senza mettere in campo grandi progetti e idee forti, criticoni ma non costruttivi. Manca il coraggio, quel senso di responsabilità verso la collettività e lo Stato che invece Agnelli aveva…”.
In questo numero esclusivo de L’Angolo del Webmaster, il critico d’arte e redattore Walter Nicolosi, da sempre vicino al sobrio universo culturale torinese oltre che a quello emiliano-romagnolo, ripercorre l’intrigante cammino terreno dell’Avvocato, personaggio di indubbio carisma e granitici ideali in grado di imprimere alla Fiat una direzione precisa sponsorizzando per anni il buon nome di Torino nel mondo. (I.D.)
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Giovanni Agnelli era nato il 12 Marzo 1921 a Torino ed ivi deceduto il 24 Gennaio 2003; laureatosi in Giurisprudenza, da cui l’appellativo L’Avvocato, presso l’Università degli Studi di Torino, ha iniziato la sua carriera dirigenziale come presidente della Riv, ossia Roberto Incerti Villar, azienda produttrice di cuscinetti a sfera, nel 1946 per poi divenire presidente dell’Ifi, ovverosia Istituto Finanziario Industriale, nel 1959, a cui ha poi affiancato la mansione, condivisa con Gaudenzio Bono, di amministratore delegato della Fiat, acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Nel 1966 è promosso presidente della Fiat medesima, restando tale sino al 1996, ed otto anni più tardi viene eletto presidente della Confederazione Generale dell’Industria Italiana, meglio nota come Confindustria, per rimanervi sino al 1976, quando si è dovuto dimettere poiché la maggioranza degli iscritti alla succitata associazione di categoria gli contestava fortemente un’eccessiva accondiscendenza nei confronti delle richieste delle organizzazioni sindacali, a seguito della stipula in quello stesso anno dell’accordo sul punto unico di contingenza che parificava per tutti i lavoratori dipendenti il coefficiente di aumento dei salari e degli stipendi dovuto all’indicizzazione relativa al tasso d’inflazione, eliminando le sperequazioni prima esistenti tra i differenti inquadramenti contrattuali.
La nomina a membro onorario del Comitato Olimpico Internazionale nel 2000 è stata il coronamento di un’intensa passione di Giovanni Agnelli, detto Gianni Agnelli, per le attività sportive, sebbene, in qualità di presidente dello Juventus Football Club dal 1947 al 1971, le evenienze calcistiche abbiano goduto delle sue maggiori attenzioni.
Anche l’arte ha svolto un ruolo di preminenza nella vita dell’Avvocato, colto conoscitore, fervido collezionista ed autentico filantropo nel donare tutto il suo considerevole patrimonio artistico personale alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, costituita all’uopo il 20 Settembre 2002 per consentirne la perpetua fruizione pubblica.
Oltre alle suddette, innumerevoli attività svolte con il massimo impegno frammisto all’ironia ed all’audace intraprendenza, il secondogenito di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, ha anche ricoperto l’incarico di Sindaco di Villar Perosa, località natia dei nonni paterni, dal 1945 al 1980, nonché la responsabilità di primo presidente, principale promotore e fautore della creazione della Fondazione Giovanni Agnelli, nata nel 1966 in occasione del centesimo anniversario della nascita del nonno suo omonimo, dedita agli studi concernenti le scienze sociali e, dal 2008, con particolare attenzione al settore dell’istruzione pubblica e privata.
Giovanni Agnelli, grazie ai suoi molteplici e proteiformi cimenti non esclusivamente professionali, è stato insignito di prestigiose onorificenze, quali la Medaglia d’Oro del Conflitto 1940-1943, la Croce al Merito di Guerra, la Croce di Guerra al Valore Militare, i titoli di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana e di Cavaliere del Lavoro, oltre alla Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte, ed infine la nomina a Senatore a vita, ufficializzata il 1° Giugno 1991 da Francesco Cossiga, all’epoca Presidente della Repubblica, per meriti in campo sociale.
Dal termine della Seconda Guerra Mondiale sino al giorno della propria dipartita Giovanni Agnelli è stato l’uomo italiano più celebre nel mondo, considerato a guisa del più insigne rappresentante di una dinastia regale in quanto a prestigio e rinomanza, non solo per la sua indiscussa importanza ed influenza imprenditoriale e finanziaria, ma soprattutto per l’abilità di conquistare il primato di protagonista assoluto sempre e comunque, ovunque rivolgesse i propri interessi, senza limitarsi ad amministrare l’esistente già cospicuo, anzi ampliando pervicacemente gli orizzonti operativi con un risoluto e costante fine: l’eccellenza; cosmopolita per cultura e formazione, è però riuscito inizialmente con Vittorio Valletta poi da solo, più di ogni altro monarca o personalità politica a restituire a Torino una centralità nella storia italiana ed europea, assegnandole il compito, sostanziale e non formale, di capitale, se non statale, almeno industriale d’Italia, imponendo i propri ritmi e le proprie scelte come parametro di riferimento e di regolazione all’intera industria nazionale, senza mai scadere nell’intransigentismo aprioristico dell’incondizionato darwinismo economico applicato alla realizzazione in serie di beni di consumo, conscio della necessità di dover innanzitutto salvaguardare non soltanto gli interessi di una o più fabbriche, bensì un enorme distretto industriale che coinvolgeva tutta la città e le aree circonvicine, tale da attrarre un consistente flusso migratorio interno che la Fiat ha peraltro contribuito a cercare di gestire e di disciplinare razionalmente come dimostrano le abitazioni riservate agli operai di detta azienda, edificate a Torino ed a Piossasco.
Intelligente utilizzatore dei provvedimenti governativi di socializzazione delle perdite di bilancio e di incentivazione alla rottamazione degli autoveicoli e dei motocicli, il nipote del fondatore della Fiat ha saputo differenziare abilmente gli investimenti, senza la loro concentrazione esclusiva sulla produzione automobilistica per prepararsi ad affrontare il declino di quel comparto in tempi non sospetti, preconizzando anche la demonizzazione dell’automobile quando essa era intesa come un’eccellente mezzo di trasporto indipendente, versatile ed indispensabile al progresso sociale dell’umanità, e non ancora un’abnorme produttrice di inquinamento e degrado ambientale, oltreché concausa di un’ingente e pericolosa incidentalità.
Nell’ultimo quinquennio della sua presidenza della Fiat la delocalizzazione produttiva e la drastica contrazione del mercato automobilistico italiano hanno effettivamente causato un evidentissimo decremento della popolazione residente e dell’importanza socioeconomica di Torino, ma con sagacia Giovanni Agnelli era già riuscito a delinearne il più realistico ed attuabile futuro, ovvero l’investimento pubblico e privato nell’arte e nella cultura, per numerosi decenni occultate dal mesto oblio dovuto al trasferimento a Roma della corte sabauda prima e dalla totalizzante e contingente preminenza della produzione industriale poi, che Torino ha tuttavia sempre racchiuso e preservato con lodevole abilità anche in occasione di bombardamenti, vandalismo e speculazione edilizia; ciò che il capoluogo regionale del Piemonte ha sempre posseduto è stato riscoperto e rivalorizzato con la donazione effettuata dall’illustre concittadino delle proprie opere artistiche alla città, indicando così per essa la via da percorrere per mantenersi a quei livelli di esemplarità, distinzione ed affidabilità organizzativa che il luogo deputato a custodire la Sacra Sindone non può per tradizione non avere.
Walter Nicolosi
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